Scoutismo e Handicap, convegno nazionale

image003Il convegno nazionale su Scoutismo e Handicap ha rappresentato un evento di forte  interesse per i capi FB della Puglia. Siamo partiti con l’entusiasmo di chi sapeva di cogliere in questo evento un’occasione importante, per avere la possibilità di confrontarci su un argomento che a noi sta particolarmente a cuore. E le emozioni che abbiamo ricevuto sono state diverse.

Abbiamo ascoltato con orgoglio le parole di chi, da capo scout e coordinatrice alle attività dell’AIPD, ha elogiato il nostro metodo: la dott.ssa Anna Contardi ha sottolineato l’efficacia della nostra proposta educativa verso i ragazzi disabili, e ha evidenziato come i nostri strumenti, quali l’autonomia, l’imparare facendo, il vivere la comunità, sono capaci di valorizzare le capacità del singolo, e di fare delle diversità una ricchezza.

Ci siamo divertiti di fronte al modo entusiasta di Alfredo, giovane ragazzo down, di descrivere le sue route, e ci siamo commossi nel sentire le paure e le speranze dei genitori di ragazzi disabili, che ci hanno raccontato la storia del loro incontro con lo scoutismo.

Alcune testimonianze ci hanno messo in crisi: Patrizia, Filippo e Emanuela hanno mostrato la preoccupazione per il loro futuro come diversabili in una società che non li considera, portandoci a riflettere sull’impegno che l’Associazione deve assumersi nell’aiutare questi ragazzi ad inserirsi nella società.

Abbiamo giocato da protagonisti quando nei lavori di gruppo abbiamo potuto raccontare le nostre esperienze concrete e fare tesoro delle esperienze degli altri, confidandoci errori, difficoltà e traguardi raggiunti.

E’stato poi bello emozionarsi mentre sul palco si esibivano i ragazzi dei “Ladri di carrozzelle” e rimanere sconcertati davanti al coraggio di questi incredibili artisti diversamente abili.

Il convegno ha sicuramente regalato stimoli nel confronto e ricchezza nelle testimonianze, a cui si aggiunge la gioia di aver condiviso con altri compagni di strada un momento di crescita, ma ci lascia soprattutto la consapevolezza che è nel nostro giocarci quotidiano, nella realtà del nostro territorio, che troveremo le risposte giuste per crescere e lasciare il mondo un po’ migliore….

Viviana Tursi, titolare foulard bianco

 

Il lancio del convegno (fonte abruzzo.agesci.it)
PERCHE’ UN CONVEGNO SU SCOUTISMO E HANDICAP.
Da molte parti è emersa la necessità, peraltro ribadita dal progetto nazionale votato dal Consiglio Generale 2004, di affrontare nuovamente quest’argomento di cui si era parlato diversi anni fa.
Oggi i tempi sono cambiati, i ragazzi hanno nuove esigenze, il mondo dell’handicap ha subito notevoli cambiamenti sia dal punto di vista legislativo, sia da quello sociale, sia nella definizione.
Infine, anche grazie all’allungamento dell’aspettativa di vita, i portatori di handicap hanno dinnanzi a sé una vita più lunga, e ciò chiama la società a farsi carico del problema in maniera più pressante. Quindi è importante tornare a ragionare su quest’argomento
A CHI SI RIVOLGE
A capi e quadri che sono interessati a questa problematica, sia che l’abbiano vissuta, sia che la stiano vivendo, sia che di fronte alla possibilità d’accoglienza di un bambino/a, ragazzo/a diversamente abile si sono scontrati con difficoltà e/ o incertezze.
Sarà articolato in tre momenti.
Nel primo ci faremo aiutare da esperti ad entrare in una nuova prospettiva di lettura ed analisi di questa realtà e a ragionare sul rapporto tra scoutismo e handicap.
In un secondo momento ragioneremo per piccoli gruppi sulla possibilità che ci offre il metodo di lavorare con bambini/e e ragazzi/e diversamente abili nelle tre branche. In questa fase i gruppi saranno guidati da capi che hanno una buona conoscenza del metodo e cercheranno di ragionare sulle possibilità di utilizzare il metodo nel rispetto dei PE dei gruppi, dei programmi delle unità e della PP di ciascun ragazzo.
In un terzo momento ci verranno presentate una serie di esperienze (positive e negative – anche il negativo ha la sua importanza) proposte da capi che hanno già avuto ragazzi diversamente abili inseriti nei gruppi, di genitori di ragazzi portatori di handicap che hanno scelto per i loro figli il percorso educativo in agesci, ed infine di persone disabili che hanno vissuto l’esperienza scout. Discuteremo le varie esperienze e ragioneremo sulle diverse possibilità di intervento.
A PROPOSITO DI QUESTA TERZA FASE, CHIEDEREMO AI CAPI CHE HANNO ANCHE RAGAZZI DIVERSAMENTE ABILI (ATTRAVERSO LA STAMPA ASSOCIATIVA, MA CONTIAMO ANCHE SULLA VOSTRA COLLABORAZIONE) DI FARCI PERVENIRE LE LORO ESPERIENZE (MAX 4 CARTELLE) IN SEGRETERIA AGESCI AREA METODO ENTRO IL MESE DI MAGGIO E DI CHIEDERE ANCHE A QUALCHE EX RAGAZZO DEL GRUPPO DI FARE LO STESSO. CIO’ PERCHE’ LA COMMISSIONE POSSA RAGIONARE SU QUALI PRESENTARE AL CONVEGNO E QUALI RACCOGLIERE IN CARTELLONI O BOOK (NON ABBIAMO ANCORA DECISO) CHE I PARTECIPANTI AL CONVEGNO POTRANNO CONSULTARE DURANTE LE PAUSE. DEI LAVORI.
COSA ASPETTARSI E COSA NON ASPETTARSI DAL CONVEGNO
Non bisogna aspettarsi una serie di risposte certe su come comportarsi: i ragazzi sono uno diverso dall’altro e ognuno di loro ha bisogno di percorsi personalizzati a prescindere sa sia disabile o meno
Non bisogna aspettarsi una serie di ricette utilizzabili in situazioni tipo, specialmente nella terza parte capiremo che ogni soluzione è legata ad una situazione e non è “esportabile”
Cosa aspettarsi: una maggiore conoscenza di questa situazione, la chiarezza sul ruolo del capo, l’apertura del dibattito sul rapporto scoutismo e handicap.
Resoconto del convegno trovato in rete sul sito sangiorgio1.it (attualmente non più raggiungibile)
UNO SCOUTISMO “NORMALE” PER RAGAZZI “SPECIALI”
Resoconto, concetti e flash dal convegno nazionale su scoutismo e handicap
L’1 e 2 ottobre 2005 circa 350 capi dell’Agesci si sono riuniti a Roma per parlare di scoutismo e handicap. Anche 2 rappresentanti della nostra Coca erano presenti e per questo abbiamo pensato di farne qui un breve resoconto, sperando che possa essere utile a tutti i Capi del nostro gruppo e non solo.LA FAVOLA

Il re trentatre’, di Claudio Imprudente

C’era una volta un re che si chiamava Trentatrè. Un giorno Trentatrè pensò che un re deve essere giusto con tutti.
Chiamò Sberleffo, il buffone di corte: “Io voglio essere un re giusto – disse Trentatrè al suo buffone – così sarò diverso dagli altri e sarò un bravo re”.
“Ottima idea maestà” – rispose Sberleffo con uno sberleffo. Contento dell’approvazione il re lo congedò.
“Nel mio regno – pensò il re – tutti devono essere uguali e trattati allo stesso modo”. In quel momento Trentatrè decise di cominciare a creare l’uguaglianza nel suo palazzo reale.
Prese il canarino dalla gabbia d’argento e gli diede il volo fuori dalla finestra: il canarino ringraziò e sparì felice nel cielo. Soddisfatto della decisione presa, Trentatrè afferrò il pesce rosso nella vasca di cristallo e fece altrettanto, ma il povero pesce cadde nel vuoto e morì.
Il re si meravigliò molto e pensò: “Peggio per lui, forse non amava la giustizia”.
Chiamò il buffone per discutere il fatto. Sberleffo ascoltò il racconto con molto rispetto, poi gli consigliò di cambiare tattica.
Trentatrè, allora, prese le trote dalla fontana del suo giardino e le gettò nel fiume: le trote guizzarono felici. Poi prese il merlo dalla gabbia d’oro e lo tuffò nel fiume, ma questa volta fu il merlo a rimanere stecchito.
“Stupido merlo – pensò Trentatrè – non amava l’uguaglianza”. E chiamò di nuovo il buffone Sberleffo per chiedergli consiglio. “Ma insomma! – gridò stizzito il re – come farò a trattare tutti allo stesso modo?”.
“Maestà – disse Sberleffo – per trattare tutti allo stesso modo bisogna, prima di tutto, riconoscere che ciascuno è diverso dagli altri.
La giustizia non è dare a tutti la stessa cosa, ma dare a ciascuno il suo”.

QUALCHE FLASH

equivoco sul concetto di trattare tutti allo stesso modo. per trattare tutti allo stesso modo occorre dare a ciascuno cio’ di cui ha bisogno. molti valori e attenzioni a cui pensiamo anche nello scoutismo quando parliamo di come accogliere/gestire un disabile sono le stesse che valgono (o dovrebbero valere) anche per i normoabili (accoglienza, autonomia, socializzazione, cammino personale etc etc) saper guardare prima la persona della disabilità (Matteo è un ragazzo permaloso e poi è down) la presenza di Luca distrofico mi obbliga a inventarmi modi diversi per gestire il torneo che magari crea nuovi spazi anche a Giovanni che è solo grasso e impacciato saper osservare e valorizzare le diversità senza farsi pregiudizi sui ragazzi

I SI’ E I NO

SI NO
Competenze aggiuntive di ogni Capo Capi professionisti
Osservare per capire e vedere quello che SA fare Ricette precostituite
Conoscenza del metodo scout Un Capo per lui
Confronto e progettazione in coca Onnipotenza
Riconoscere la diversità x valorizzarla Etichette
Occuparsi di lui Preoccuparsi

DUBBI E DOMANDE

  • Ma poi? Dopo la partenza?
  • Ma condizionano le attività…
  • E il rapporto con le famiglie?
  • Ma siamo adeguati?
  • Prendiamo tutti ?ALCUNI CONCETTI PER RISPONDERSI DA SOLI
  • la Co.Ca non e’ la 4^branca (dove tutti passano)
  • in Co.Ca ci stanno i capi educatori cioè capaci di poter educare
  • Pensare la partecipazione alle attivita’ in 3 tempi: “protagonista, osservatore, spettatore”
  • occorre valutare bene le nostre possibilità, le nostre forze
  • la scelta di accogliere un disabile deve portarci a progettare l’esperienza a lungo termine nel nostro P.E.
  • accogliere disabili nello scoutismo non è un optional ma una scelta associativa
  • attenzione a saper progettare anche un futuro oltre gli scout …
  • particolare attenzione a gesti e linguaggi per comunicare spiegazioni e regolePER CHI O PERCHE’ NE VALE LA PENA
    per “LUI” per gli “ALTRI”
    valenza del metodo scout, socializzazione ma anche educazione imparare ad accogliere senza “ buonismo”
    autonomia e responsabilità attività + attenta alle diversità di tutti
    cammino personale e comunitario PPU cammino personale e comunitario PPU
    molteplicità dei linguaggi si creano spazi ed attività + nuove e creative

    LO SLOGAN

    I ragazzi con handicap nello scoutismo per uno scoutismo migliore per tutti i ragazzi

    LA FILASTROCCA

    Il dromedario e il cammello, di Gianni Rodari
    (Il secondo libro delle filastrocche)
    Una volta un dromedario, incontrando un cammello,
    gli disse: – Ti compiango, carissimo fratello:
    saresti un dromedario magnifico anche tu
    se solo non avessi quella brutta gobba in più.
    Il cammello gli rispose: – Mi hai rubato la parola.
    È una sfortuna per te avere una gobba sola.
    Ti manca poco ad essere un cammello perfetto:
    con te la natura ha sbagliato per difetto.
    La bizzarra querela durò tutto un mattino.
    In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino
    e tra sé intanto pensava: – Poveretti tutti e due
    ognuno trova belle soltanto le gobbe sue.
    Così spesso ragiona al mondo tanta gente
    che trova sbagliato ciò che è solo differente.